prova costume

Sotto l’ombrellone, già lo sai, ti sentirai gli occhi di tutti piantati lì. Sui segni implacabili del tempo, sui rotolini che la palestra non ha cancellato, sulle cosce non proprio perfette. Beh, tanto per cominciare a consolarti, non saranno proprio tutti a controllare lo stato dei tuoi muscoli o delle tue smagliature: impegnati a scrutare i loro difetti fisici, i vicini di sdraio non faranno molto caso ai tuoi.

Già, è più difficile piacere a se stessi che agli altri: i limiti che vedi tu spesso sono ininfluenti agli occhi di chi ti circonda. E lo saranno ancora di più se impari a volerti bene per quello che sei, ad apprezzare il tuo corpo con le sue imperfezioni. Perché è tuo e parla di te.

Per iniziare il tuo percorso di accettazione in vista della prova costume, devi renderti conto da dove parte la mania per un fisico senza difetti. «La nostra società e i mezzi di comunicazione contribuiscono alla cosiddetta oggettivazione del corpo», spiega Chiara Volpato, docente di psicologia sociale all’Università di Milano Bicocca. «Il fisico diventa un oggetto da esporre, da mettere in continuo confronto con standard di bellezza televisivi o cinematografici che ci fanno sentire inadeguati».
Vale soprattutto per le donne. Considerato che una serie di showgirl ottiene il successo solo grazie a glutei e décolleté, il messaggio strisciante è che sia il corpo perfetto a garantire carriera, amore e soldi. In altre parole, se hai la pancetta e non porti la quarta di reggiseno, il mondo ti rifiuterà.
Primo consiglio: rifletti sull’assurdità di questo presupposto e pensa che molti personaggi alla ribalta hanno costruito la loro immagine, a suon di interventi chirurgici, di ore in palestra, di trucco professionale e (sui giornali) di photoshop. «Bisogna abbandonare l’idea che la perfezione fisica sia garanzia di successo, rinunciando a voler piacere a tutti e a ogni costo», dice Roberto Pani (puoi chiedergli un consulto), professore associato di psicologia clinica all’Università di Bologna. «Siamo più delle rughe sulla fronte o della pelle cascante delle braccia. Siamo simpatici, altruisti, intelligenti o quant’altro». E attenzione: il rischio di chi passa la vita a scolpirsi gli addominali e a farsi massaggiare dall’estetista è di sottrarre tempo ed energie preziose alla costruzione della cultura, della sensibilità e dell’umorismo che restano, quelli sì, anche quando i capelli saranno grigi.

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Ed ecco il secondo consiglio: lascia perdere il confronto con le Barbie e i Ken e dai uno sguardo ad altri modelli di bellezza non artefatti. Non serve andare tanto lontano. «Basti pensare a Audrey Hepburn: un mito di fascino e grazia, eppure niente di più diverso dalle maggiorate della tv», dice Anna Oliverio Ferraris (puoi chiederle un consulto), professore ordinario di psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma. Hepburn era magra, minuta, con un piede non proprio da fata (portava il 39). Ma femminile più delle burrose pin up. «È importante rifarsi a un canone che sia consono al proprio fisico, per prendere ispirazione e migliorarsi, se si vuole, senza però snaturarsi», consiglia la psicologa. Un’attrice da Oscar come Meryl Streep ha il naso lungo 14 centimetri. E un conduttore amato come Gerry Scotti non ha la taglia di un modello.

Valorizza i tuoi punti di forza

Naturalmente accettare il proprio corpo non significa trascurarlo o svilirlo. Valorizzarsi aiuta a piacersi. Perciò rifletti su i dettagli che vorresti migliorare e punta su quelli che ami di te. Puoi chiedere al parrucchiere di fare un taglio che si adatti al tuo viso, puoi scegliere con attenzione, al di là delle mode, il costume da bagno e i vestiti che potenzino la tua parte migliore e nascondano i difetti. E per l’anno prossimo potresti mettere in cantiere un po’ di moto e l’impegno a seguire un’alimentazione corretta. Cosa che, peraltro, giova anche alla salute.
«Oggi non si riesce a tollerare di essere diversi dagli altri», continua Oliverio Ferraris. «Invece è importante riconoscere la propria originalità e quella dei propri difetti». Aggiunge Pani: «Sono le particolarità a rendere unico un viso, un corpo. Danno profondità e attirano l’attenzione. Non nascondere, ma avere coscienza e cercare di valorizzare il proprio difetto, anche con l’ironia, è essenziale».

A 40 anni si può essere più belli che a 20

Il tempo è una variabile chiave nel rapporto con il corpo. Lo è senz’altro dopo i 40 anni. In alcuni riesce a lenire guerre intestine che parevano insormontabili, e così difettucci che da adolescenti parevano tragedie possono addirittura diventare punti di forza. Il passare degli anni induce terrore, invece, in chi non è pronto ad accettare i cambiamenti.

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«A 60 anni si può perdere la bellezza della giovinezza ma si può averne un’altra più fascinosa», spiega Oliverio Ferraris. «Si cambia fisionomia, ma non per questo si peggiora». L’età più fragile è però l’adolescenza, quando il corpo si modifica sfuggendo al controllo. I ragazzini sono esposti allo sguardo tagliente dei coetanei e ai modelli dello star system. «Spetta ai genitori abituare i figli a considerare poco importanti le imperfezioni, come una parte di sé con cui convivere», dice Pani. E aggiunge Volpato: «È essenziale selezionare gli sguardi degli altri su di sé: ai propri figli (ma anche a se stessi) va ricordato che chi giudica solo l’aspetto senza saper cogliere la ricchezza della nostra complessità non è degno della nostra attenzione».

Devi trovare il tuo fascino

Anche il tuo sguardo può essere educato, addolcito. Non scrutarti come se fossi un manichino sotto la luce impietosa di un neon, alla ricerca di una piega o di un muscolo afflosciato. Impara a guardarti allo specchio mentre ti muovi, balli, sorridi. A osservarti con gli occhi di chi ti ha amato e a ripensare alle emozioni che il tuo corpo ha trasmesso. I muscoli del viso, ricorda Lorella Zanardo, autrice del documentario Il corpo delle donne, servono per esprimere emozioni. «Più articolato e complesso sarà il carattere, intendendo per carattere la nostra essenza più profonda, più individuale sarà l’espressione del volto». Tra fuori e dentro, insomma, ci deve essere corrispondenza. E se ci si fissa su un particolare si rischia di perderla.
«Pensiamo ai tanti nasi rifatti che stanno peggio di quelli originali, perché non c’entrano nulla col viso», suggerisce Oliverio Ferraris. O all’effetto straniante di un seno grande su un fisico piccolo e asciutto, se anche le quinte misure «al naturale» si scocciano dei décolleté troppo abbondanti: Simona Siri, autrice e blogger, ci ha scritto un libro (Lamento di una maggiorata, Tea). «A volte l’insoddisfazione per l’aspetto fisico è legata a un’insicurezza del Sé psichico, più che somatico», spiega Pani. «In questi casi, nemmeno un intervento di chirurgia plastica risolverà il fastidio per il proprio fisico. Il rifiuto del corpo può diventare patologico, da affrontare la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Si parla di dismorfofobia quando un limite estetico, percepito o reale poco importa, è ritenuto alla base di tutti i problemi relazionali e sociali».
È una questione di autostima: lavorando su quella, sugli aspetti della tua personalità che ti rendono speciale, imparerai ad accettarti. E a vederti più affascinante. Il poeta francese Charles Baudelaire disse: «Ci sono tanti tipi di bellezza quanti sono i modi abituali di cercare la felicità». Tu trova la tua bellezza. Troverai anche la felicità.

Federica Maccotta – OK Salute e benessere