Parolacce

Volgarità fa rima con sincerità. Sarà politicamente scorretto dirlo, ma è così. Le persone che si lasciano scappare parolacce e modi di dire un po’ scurrili sono meno inclini alla menzogna e al raggiro, perché sono abituate ad esprimere le loro emozioni e i loro punti di vista senza filtro. Lo dimostra uno studio pubblicato su Social Psychological and Personality Science da un gruppo internazionale composto da ricercatori delle università di Stanford, Cambridge, Maastricht e Hong Kong.

La volgarità che conquista

Parlare a ruota libera in barba all’educazione è un comportamento sconveniente ma sempre più diffuso, anche in contesti in cui sarebbe stato impensabile fino a qualche decennio fa. Sono ormai lontani i tempi in cui Clarke Gable faceva impazzire le sue fan con la famosa frase “francamente me ne infischio”, costringendo però i produttori del film a pagare ben 5.000 dollari di multa.

Oggi la volgarità ha travalicato quel limite così garbato, finendo sulla bocca di tutti con effetti spesso inaspettati. Se in passato le parolacce e le allusioni erano bandite dai discorsi dei politici, ad esempio, oggi non si contano neanche più. Il problema è proprio questo: la volgarità piace, come ha dimostrato lo stesso Donald Trump nella sua lunga campagna elettorale negli Stati Uniti. Qualche parola scurrile piazzata al posto giusto ci fa apparire più genuini ed onesti. Ma è davvero così?

Lo studio su social network e vita reale  

Gli psicologi sono andati a verificarlo con un duplice test, nella vita reale e sui social network. Con un primo questionario, hanno chiesto a 276 persone quali parolacce fossero solite usare e in quali occasioni. Alla fine sono state sottoposte ad una specie di macchina della verità, per capire se avessero risposto in maniera sincera oppure in un modo considerato più conveniente e socialmente accettabile.

Incrociando i risultati è emerso che i soggetti più sinceri erano proprio quelli che avevano elencato un maggior numero di parolacce, ed erano quindi più inclini alla volgarità. Nella seconda parte dello studio, invece, i ricercatori hanno raccolto dati dai profili Facebook di 75.000 statinutensi per quantificare l’uso delle parolacce nei loro commenti online. Anche in questo caso è emerso che le persone più volgari tendono ad usare più spesso i pronomi “io” e “me”, così come altri modelli di linguaggio che, secondo precedenti studi psicologici, sono associati ad una maggiore onestà.

Senza filtro 

«Il rapporto tra volgarità e falsità è molto complesso», spiega David Stillwell, esperto di Big Data all’Università di Cambridge. «Esprimersi in modo volgare è spesso inappropriato – aggiunge – ma può anche indicare che la persona sta esprimendo la sua reale opinione: proprio come non usa filtri per rendere il linguaggio più conveniente, così fa pure con i suoi punti di vista».

Elisa Buson

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