Lo vediamo fare il “mammo” e gestire commissioni che in passato erano unica prerogativa della donna, ma sappiamo bene che non è sempre stato così. Anche se il fantasma del modello patriarcale, andato scomparendo sotto la spinta del femminismo, aleggia ancora in alcuni nuclei familiari, oggi nella maggior parte dei casi ci troviamo di fronte a dei “nuovi maschi”. È proprio questo il termine usato al XIII Festival della Mente da Stefano Gastaldi, psicologo e psicoterapeuta dell’Istituto Minotauro e della scuola di specializzazione in psicoterapia ARPAd-Minotauro, Comitato etico IEO e CC Monzino di Milano, durante uno degli incontri che hanno animato la città di Sarzana dal 2 al 4 settembre 2016.
«Parallelamente alla caduta di alcuni stereotipi della donna – spiega Gastaldi – c’è stata anche la scomparsa di quelli attributi all’uomo, come per esempio quelli che lo disegnavano incapace di comprendere empaticamente il mondo emotivo del bimbo piccolo. I papà di oggi sono cambiati, sono più partecipi alla nascita e all’educazione del figlio al fianco della partner e per questo si sentono più autorizzati a sviluppare una tenerezza che un tempo tenevano per sé all’interno di una visione molto più rigida del nucleo familiare».
Anche se le “nuove mamme” di oggi giudicano positivamente questi cambiamenti, conseguenza diretta della loro emancipazione, Gastaldi spiega che «il termine “mammo” è nato a suo tempo con un’accezione dispregiativa, cognato da una parte di cultura femminile ancora legata al passato, che vedeva l’evoluzione del ruolo paterno come un’invasione di campo e che non comprendeva le opportunità di quel cambiamento».
L’ingresso nel mondo comunicativo e affettivo che un tempo apparteneva unicamente a madre e figlio, ha però generato delle difficoltà nei “nuovi padri”. «Avendo sviluppato molto precocemente l’attaccamento con il bambino, possono poi fare fatica ad assumere una posizione meno tenera, di guida ed emancipazione. Mentre nella famiglia patriarcale la divisione dei ruoli era netta e a un certo punto il padre acquistava potere sulle scelte di vita del figlio (studi, lavoro), ora non è più così. Durante la crescita l’uomo può avere difficoltà ad assumere delle posizione antitetiche rispetto a quelle della madre e ad aiutare il ragazzo ad emanciparsi» spiega l’esperto.
E per quanto riguarda i giovani adulti, gli adolescenti? I “nuovi maschi” si ritrovano anche in queste generazioni, ma per motivi diversi. Secondo uno studio italiano, i giovani adulti oggi sono più che mai in difficoltà di fronte alla relazione amorosa, perché sono consapevoli del diritto e della volontà delle donne a rendersi indipendenti. «Per un giovane uomo impegnarsi significa affidare le proprie parti fragili alla partner – spiega Gastaldi – quindi l’emancipazione femminile espone questi uomini al timore che possano essere abbandonati». Un sentimento simile può investire i “nuovi adolescenti”, non più tanto preoccupati dal sesso (ormai sdoganato precocemente da televisione e web), ma dalla relazione in sé, in termini di legame e dipendenza reciproca.
Giulia Masoero Regis
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