Sembra un paradosso, ma non lo è: ascoltare una canzone malinconica può migliorare l’umore. Almeno nella maggior parte dei casi. Lo dimostrano le reazioni emotive di 2.400 persone analizzate dai ricercatori britannici dell’Università di Durham in collaborazione con i colleghi finlandesi dell’Università di Jyvaskyla.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, indica che la musica triste spacca il pubblico in due: da un lato ci sono gli appassionati delle canzoni lacrimevoli, che schiacciano il tasto “play” per ricavarne piacere e conforto; dall’altro lato, invece, ci sono coloro che le evitano premendo ripetutamente il tasto “skip” perché l’ascolto suscita in loro ricordi troppo dolorosi, come la separazione dal partner o la perdita di una persona cara.
Queste informazioni saranno molto preziose, non tanto per i discografici e i deejay, quanto per gli specialisti che usano la musicoterapia per curare seri problemi psicologici come la depressione.
«I risultati che abbiamo ottenuto – spiega il coordinatore della ricerca, Tuomas Eerola dell’Università di Durham – ci aiutano a capire meglio come le persone regolano l’umore con l’aiuto della musica e come la musicoterapia può inserirsi in questo processo che porta benessere e sollievo. Queste scoperte possono anche fare luce sul paradosso per cui proviamo piacere con le emozioni negative espresse nell’arte e nella finzione cinematografica».
Analizzando il vasto campione di ascoltatori, i ricercatori hanno scoperto che la musica malinconica può generare un mix di emozioni: piacere, sollievo e dolore. Il piacere nasce principalmente dalla percezione delle qualità estetiche della canzone: insomma, una bella melodia, per quanto triste, rimane sempre una bella melodia. Il sollievo viene provato invece da quelle persone in cui la musica risveglia bei ricordi ed emozioni che danno conforto nelle situazioni difficili alleviando il senso di solitudine. «C’è però una larga fetta di pubblico – precisano i ricercatori – che associa la musica malinconica ad esperienze dolorose molto intense e decisamente poco piacevoli, che li condizionano sia dal punto di vista psicologico che fisico».
I dati indicano che il piacere generato dalla musica triste non cambia a seconda del sesso e dell’età dell’ascoltatore, anche se l’esperienza e i gusti musicali in qualche modo influiscono: accade così che siano gli anziani a provare più sollievo con la musica malinconica, mentre giovani e donne sono più inclini a provare emozioni negative.
di Elisa Buson
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