Genitori e figli adolescenti

L’adolescenza non è un periodo facile e per un genitore riuscire a penetrare nel “nuovo mondo” dei figli è spesso fonte di preoccupazione. Perché non provare a farlo partendo dallo sport? Un giro in bicicletta o una partita di tennis sono tutte occasioni per favorire il dialogo. Come fare? Ne abbiamo parlato con Marisa Muzio, psicologa dello sport, da anni a fianco di grandi campioni (puoi chiederle un consulto qui).

Adolescenti e sport: che cosa succede quando i figli crescono?

L’adolescenza è quella fase della vita che vive «chi non è più, ma non è ancora». È quel momento durante il quale i genitori, che da bambini erano visti come eroi, iniziano a essere messi in discussione. Si tratta di un momento delicato di ricerca di autonomia. Così, ad esempio, quella disciplina scelta dai genitori quando si era bambini, inizia a non piacere più: l’adolescenza è il momento di maggior abbandono dello sport. In gergo e tra gli addetti ai lavori si parla di «mortalità sportiva». Fenomeno che interessa maggiormente le femmine: nello sport tendono ancora a permanere stereotipi legati al genere. Del resto, la musica, o gli amici sono concorrenti forti che spesso attraggono di più.

La tecnologia, app e videogiochi, fanno da ostacoli a una sana vita sociale e sportiva?

Apriamo una parentesi importante, che vede molti genitori impreparati: e se le nuove tecnologie fossero degli alleati? Perché non sfruttare app, o videogiochi, in cui i nostri figli sono maestri, applicandoli allo sport? Ad esempio contare i chilometri percorsi di corsa, o le calorie spese e i battiti cardiaci, può aprire un dialogo tra le due parti, se siamo capaci di farci prendere per mano dai ragazzi. Loro ne hanno grande dimestichezza. Nel videogioco, poi, si può mettere in pratica ciò che si è sperimentato sul campo. E che soddisfazione per un ragazzo, che ci insegna, invertire i ruoli…

Lo sport può aiutare il rapporto tra genitori e figli adolescenti?

Senz’altro. Condividere del tempo insieme, dedicandosi a un’attività fisica, permette il dialogo tra genitori e figli, rinsalda i legami, crea complicità. Uscire dal quotidiano permette un nuovo spazio di osservazione reciproca, allentando le tensioni e i rancori.
I figli hanno bisogno di modelli “sani” e vedere i propri genitori impegnati in uno sport consente ai ragazzi di avere punti di riferimenti e valori positivi, puliti. In questo modo il genitore può diventare un modello che si stima e rispetta.

Ci sono sport più indicati di altri?

No. Qualsiasi attività si scelga, va benissimo. Si possono fare giri in bicicletta per scoprire angoli nascosti della città, in cui si vive, o andare a correre al parco o dedicarsi al golf che offre i benefici di stare all’aria aperta, in mezzo alla natura. Fare passeggiate in montagna. L’importante è la modalità con la quale si affronta: deve essere un momento di evasione, di divertimento, non ci deve essere la ricerca della prestazione a tutti i costi. Come e quando? Una sola risposta: non perdere mai di vista la dimensione ludica.

E gli errori da evitare?

Lo sport non deve essere una imposizione, interessi e aspettative dei ragazzi vanno rispettati. Mai ergersi a istruttori, o fare confronti con i propri tempi: abbigliamento, stili sono cambiati. È preferibile, anche, non scegliere uno sport nel quale il genitore sia stato un campione.
Se poi si riesce a coinvolgere nell’attività anche qualche amico dei figli, aumentano le possibilità di successo. Leggerezza, voglia di stare insieme, svago diventano patrimoni importanti, capaci di offrire ulteriori spunti di dialogo a fine giornata.

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07/09/2015