Il segreto per invecchiare bene? Non sentirsi vecchi. Non è un gioco di parole, ma una verità scientifica. Il nostro corpo risponde alle aspettative della nostra mente: così, se il cervello è convinto che abbiamo meno anni di quanti riportati sulla carta di identità, il corpo reagirà di conseguenza, rallentando l’invecchiamento e perfino il declino delle capacità motorie.

Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Age da Antonio Terracciano, ricercatore italiano che lavora presso i National Institutes of Health (NIH) di Baltimora. La conclusione a cui giunge la ricerca è tutt’altro che scontata: apre infatti nuovi scenari futuri, in cui gli anziani potrebbero sottoporsi a terapie psicologiche per modificare l’età percepita e guadagnare in salute.

Ne è convinto lo stesso Terracciano, che ha analizzato il comportamento e le cartelle cliniche di oltre 8.000 anziani arruolati in due grandi studi americani. I più “giovanili”, cioè coloro che si sentivano più giovani della loro età, risultavano camminare con un passo più spedito, segno di una minore fragilità e di un minor rischio di morte. Anche col passare degli anni, poi, il loro passo non ha rallentato tanto quanto quello dei coetanei: ciò dimostra che l’invecchiamento per loro procede un po’ più lentamente.

Il risultato è importante, spiega Terracciano, perché indica che è possibile migliorare parametri fisici come la velocità del passo attraverso un training psicologico volto a modificare l’età percepita dagli anziani. «Il mio collega Yannick Stephan – afferma il ricercatore – ha già dimostrato che è possibile modificare l’età percepita e migliorare parametri fisici come la forza della stretta di mano», un importante indice che rivela la fragilità dell’anziano.

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