Differenza tra incendiari e piromani
«La prima distinzione da fare è tra incendiari e piromani – spiega il dottor Marco Canavicci, psichiatra e criminologo, che ha studiato a lungo il fenomeno prima negli Stati Uniti e poi in Italia. – Il piromane è spinto a incendiare da motivi psicologici. Quando invece si appicca un incendio per motivi economici o ricattatori si parla di incendiari, che quindi è una categoria criminale e non psicologica».
L’identikit
«Il piromane è generalmente un uomo sui 30/40 anni con bassa scolarizzazione, spesso vive da solo, ha un basso livello intellettivo e scolastico con tendenza all’alcolismo, all’abuso di psicofarmaci o sostanze stupefacenti con condotte anti sociali abbastanza frequenti e con una forte rabbia interiore che lo spinge a sfogare questo forte stato emotivo con il fuoco».
«Si dice spesso come luogo comune “sono così arrabbiato che darei fuoco a tutto”. Loro lo fanno davvero, perché la visione del fuoco è fonte di gratificazione psicologica che non ha un equivalente. Hanno una sessualità problematica e la visione del fuoco che distrugge per loro è fonte di una soddisfazione che non ha pari con niente e per riprovare questa soddisfazione sono costretti a riappiccare il fuoco per riprovare la stessa soddisfazione e questo li porta alla serialità. L’incendiario invece una volta ottenuto il vantaggio finisce di bruciare, mentre il piromane continua».
Hanno una sessualità problematica, le fiamme sono come un orgasmo
«Il piacere che i piromani provano nell’assistere al divampare delle fiamme è paragonabile al piacere di un orgasmo. Per loro è un sostituto dell’atto sessuale, nei confronti del quale si sentono inadeguati e impotenti».
Basso livello intellettivo
«Per appiccare il fuoco non servono grandi capacità, basta un accendino per ottenere un risultato eclatante. L’incendiario usa invece strumenti più complicati. Molto spesso mette inneschi a tempo per far scoppiare l’incendio quando si trova altrove per avere un alibi, mentre un piromane vuole essere lì quando il fuoco brucia. Quindi già i meccanismi d’innesco spiegano se siamo in presenza di un piromane o di un incendiario».
Problemi affettivi nell’infanzia
«Negli Stati Uniti si è cercato di scavare nella storia di queste persone in cui sono state trovate delle problematiche affettive. Tendenzialmente si inizia facendo del male ad animali di piccola taglia, associata alla tendenza a girare con accendini, fiammiferi e dare fuoco a un giornale o a un libro. C’è spesso anche l’enuresi notturna, ovvero si fanno la pipì addosso fino all’adolescenza. La contemporaneità di questi tre comportamenti sottintende molto spesso all’inizio di un percorso criminale. Quando un ragazzino ha queste tre caratteristiche dobbiamo rivolgerci a uno specialista per intraprendere una terapia».
Si può guarire?
«Nessun piromane spontaneamente chiede aiuto, lui vuole solo bruciare. Quello che chiede è un nuovo incendio, non una cura. Le terapie generalmente iniziano quando comincia un iter processuale. Ci sono delle terapie cognitivo comportamentali e farmacologiche. Come tutte le situazioni di tipo psicologico la ricaduta è molto frequente, perché il bisogno di appiccare un incendio equivale a una condizione di dipendenza psicologica e le situazioni di dipendenza psicologica tendono a rimanere».
Capita spesso che partecipino alle operazioni di spegnimento dell’incendio
«L’appagamento psicologico non si esaurisce con l’innesco dell’incendio: spesso si assicura la visione ravvicinata partecipando attivamente, con gli altri soccorritori, alle operazioni di spegnimento. L’amore per il fuoco li porta a voler essere vicini al fuoco. Quando c’è un incendio spesso è lo stesso piromane a chiamare i vigili del fuoco, partecipando attivamente alle operazioni di spegnimento. Chiede di essere un volontario, perché in questo modo può sempre restare vicino al fuoco».
Ci sono donne piromani?
Sono molto poche. Come tutti i reati aggressivi in genere sono prevalentemente maschili perché l’uomo è etero distruttivo: porta la rabbia fuori da sé. La donna tende all’autodistruzione, a farsi del male e a portare l’aggressività dentro di sé attraverso condotte autolesive, come tagliarsi, ferirsi e bruciarsi.
Francesco Bianco
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