È il 1997, un qualsiasi cinema in una qualsiasi parte del mondo: frotte di spettatori scoppiano in singhiozzi durante il naufragio del Titanic, con tanto di scena straziante tra Leonardo DiCaprio e Kate Winslet.
2007, in platea lacrime come se diluviasse: la voce narrante di Espiazione, di Joe Wright, ha rivelato che Cecilia (Keira Knightley) e Robbie (James McAvoy) non si ritroveranno mai.
Davanti a un filmone «non ci resta che piangere», stile Roberto Benigni e Massimo Troisi. Senza vergogna, con il favore delle luci basse, commuoversi è inevitabile per tanti, donne ma anche uomini.
Lucciconi sciogli stress
La scienza rassicura: il luccicone giova alla salute. Perché? «Vivere le traversie romantiche o le battaglie storiche, sia pure di celluloide, è come attraversare uno stress emotivo, attivando la risposta fisiologica a quello stress», spiega Rosanna Cerbo (puoi chiederle un consulto), direttore del Centro di medicina del dolore del Policlinico universitario Umberto I di Roma. «Dopo il pianto, diminuisce il battito cardiaco, si abbassa la pressione arteriosa. Il che aiuta ad allentare anche la tensione psichica».
Le lacrime in platea hanno poi il potere di sciogliere un nodo psicologico personale, facendoci immedesimare nei protagonisti del plot.
Si scaricano i problemi
Si pensa di piangere per la separazione degli amanti o per l’ingiustizia subita dall’attore principale, in realtà si scarica un’ansia personale, magari legata a un litigio con il partner o a uno smacco sul lavoro. Così un’emozione forte trova il modo di esprimersi e di sciogliersi.
Nel buio della sala non c’è il timore di essere giudicati dai compagni di visione, che si presume possano commuoversi allo stesso modo. «Le mie lacrime sono le mie parole», diceva Samuel Beckett. Piangere è un linguaggio, una forma di comunicazione primaria senza grammatica e regole.
«Nell’occhio una lacrimazione minima ma costante serve per mantenere il bulbo lubrificato (si chiamano lacrime basali)», spiega Cerbo. Quando interviene un turbamento interiore intenso, invece, sgorgano le lacrime in risposta a questo stimolo.
Dal sistema limbico, che governa le emozioni nel cervello, parte una complessa serie di segnali, che provocano la stimolazione delle ghiandole lacrimali. Alcuni studi dell’Università del Minnesota (Stati Uniti) hanno rivelato che i lucciconi da tempesta emotiva hanno una composizione differente dalle lacrime basali o riflesse (quelle provocate da uno stimolo come tagliare le cipolle): oltre al 98,3% di acqua, contengono enkefalina, una sostanza liberata dall’ipofisi che determina una sensazione di benessere generale e svolge un’azione analgesica in presenza di dolore.
Le lacrime? Analgesiche
Al cinema gli occhi si inumidiscono proprio di queste lacrime emotive. Di qui il sollievo, anche fisico, non solo psicologico, dopo il pianto dinanzi a una pellicola. Questo sfogo individuale, proprio grazie alla visione sul grande schermo, si trasforma in un rito empatico di massa. Qualcosa di molto simile alla catarsi teorizzata da Aristotele per la tragedia greca.
Come ha detto il regista del kolossal Titanic, James Cameron, «il pubblico, in tutto il mondo, non fa che celebrare la propria umanità, quando si ritrova a piangere nel buio di una sala cinematografica».
Francesca Gambarini – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 4 giugno 2010