“Stiamo vivendo una pandemia virale, ma noi osservatori psichiatrici ci aspettiamo anche una mental illness pandemic, che in italiano suona un po’ come una pandemia di disturbi mentali. Si tratta di problemi di ansia e disturbi dell’umore che potrebbero colpire molte persone tra le milioni costrette a una lunga permanenza nelle loro case e a dover affrontare tante incognite per il futuro. Anche chi lavora nei supermercati sta vivendo un grande stress, ma la situazione che ci preoccupa di più è quella degli operatori sanitari”. Tra chi è a più alto rischio psicologico per Covid ci sono quindi medici, infermieri e oss, ma anche coloro che lavoro nei supermercati, nelle farmacie e chi già soffriva di malattie mentali. Chi invece non rientra in queste categorie può seguire i consigli del dottor Stefano Clerici psicologo, psicoterapeuta e Coordinatore del servizio di psicologia clinica della salute IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Cristina Colombo è primario dell’Unità Disturbi dell’Umore dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e Professore ordinario di Psichiatria all’Università Vita-Salute San Raffaele.
“Gli operatori sanitari stanno affrontando una situazione assolutamente straordinaria e senza precedenti nella loro carriera e nella loro vita personale. Sono sottoposti a turni massacranti di molte ore. Spesso lavorano sette giorni su sette per molte settimane consecutive. In particolare nelle aree più colpite, come quelle di Bergamo e Brescia, hanno assistito anche alla morte di molte persone. In pochi giorni dall’inizio dell’epidemia si è passati da una situazione di qualche caso, a decine di pazienti che arrivavano in Pronto Soccorso in condizioni già molto gravi”.
A quale rischio vanno incontro?
Il rischio principale per i camici bianchi in prima fila nell’emergenza coronavirus è che manifestino i sintomi di un forte burn-out o della Sindrome post traumatica da stress, che è quella che colpisce i reduci di una guerra o chi sopravvive ad attacchi terroristici. Ci sono già dati che parlano molto chiaro. Lo stress che vivono è elevatissimo. Come sappiamo in condizioni simili, andiamo avanti come treni, senza fermarci mai. Oltre allo stress, bisogna fare i conti con il vissuto emotivo degli operatori sanitari, che in alcune zone del Paese, come in Lombardia, si sono trovati a dover affrontare una situazione di guerra tra mille difficoltà e con diversi colleghi che si ammalavano di Covid-19 in tante strutture sanitarie. Insomma un cocktail micidiale di super lavoro, paura e angoscia.
Come se non bastasse devono pensare anche alle loro famiglie. Molti medici hanno preferito dormire in ospedale per non rischiare di “portare il coronavirus a casa”. Quando però lo stress si cronicizza o quando l’emergenza finirà gli operatori sanitari dovranno combattere contro manifestazioni di malessere importanti. Basta pensare che già in molti hanno problemi a dormire. Questo è un campanello d’allarme importante, che non deve essere sottovalutato. In tanti lamentano difficoltà ad addormentarsi o sonno frammentato con incubi continui. Hanno grande difficoltà a distrarsi dalla situazione, quindi non riescono a recuperare energia.
Alto rischio psicologico per Covid: quali possono essere i sintomi?
Oltre all’insonnia o al sonno frammentato che come si diceva rappresentano il primo campanello d’allarme, una caratteristica della Sindrome da Stress Post Traumatico è quella di rivivere continuamente l’esperienza traumatizzante non solo sotto forma di incubi, ma anche da svegli con flashback con immagini vivide e intrusive di quello che hanno dovuto affrontare. Le conseguenze sono importanti perché si può andare incontro a stati di ansia, irritabilità, rabbia improvvisa. Un altro sintomo è il senso di colpa, per non essere riusciti a salvare tutti i pazienti. Ci possono essere manifestazioni anche fisiche con dolori al torace, che possono far pensare a eventi cardiaci, capogiri e vertigini e mal di testa.
Alto rischio psicologico per Covid: come devono comportarsi?
La cosa importante è non fare gli eroi. Ai primi sintomi bisogna subito chiedere aiuto. L’insonnia va affrontata il prima possibile, anche utilizzando farmaci come le benzodiazepine. Dormire è fondamentale. Il consiglio non vale solo per gli operatori sanitari, ma anche per le persone che in questo periodo soffrono di insonnia e non riescono a riposare. Troppo alto il rischio per non agire.
Per quanto riguarda la Sindrome dello Stress post traumatico funzionano molto bene gli Inibitori Selettivi del Reuptake della Serotonina (SSRI), che possono essere utilizzati come trattamento di prima scelta.
Le persone che già vivono stati d’ansia importanti come vivono questo periodo?
Paradossalmente sono rassicurati dal dover stare a casa, che rappresenta per loro il luogo sicuro. Continuano a seguire la loro terapia. Il problema sarà convincerli a uscire di nuovo dal loro appartamento.
Comunque i nostri pazienti sono monitorati. Li sentiamo al telefono o con le video chat per assicurarci che tutto stia andando nel modo corretto.
Alto rischio psicologico per Covid: qual è la situazione di chi soffre di depressione vera e propria?
Loro sono i pazienti più difficili in questo momento, perché la loro gestione con la telemedicina è difficilissima. I depressi gravi devono essere costantemente monitorati, perché potrebbero mettere in atto idee suicide. In alcuni casi preferiamo ricoverarli in ospedale per metterli in sicurezza.
I pazienti che soffrono di schizofrenia?
Si tratta di pazienti fragilissimi. Oltre alla terapia, molto spesso loro partecipano ad attività che si svolgono nei centri diurni. Sono situazioni particolarmente importanti per loro. Il fatto che ora non possono frequentarli per le ovvie ragioni di distanziamento sociale rischia di compromettere i progressi che hanno fatto.
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